Stando a stretto contatto con il tuo amico Fido so che almeno una volta ti sarai chiesto: “Ma cosa pensano i cani dei padroni?”
Ecco che in questo articolo svisceriamo questo argomento andando a capire come funziona la mente di un cane in generale e cosa pensa di noi e del nostro atteggiamento in particolare.
Come pensano i cani?
Innanzitutto è certo che i cani pensano.
Molti studi scientifici ci confermano che il livello di cognizione di un cane è molto simile a quello di un bambino dell’età compresa tra i 4 e i 5 anni.
I cani provano sentimenti ed elaborano sensazioni ed emozioni, un po’ come facciamo noi esseri umani. I cani provano ansia, felicità, paura, depressione e gelosia.
Senza pensare al fatto che numerosi studi ci portano a credere che i cani che hanno vissuto esperienze traumatiche, possano vivere dei disturbi post traumatici proprio come gli umani.
Ma cosa pensano i cani? Come interpretano le informazioni?
Essere assoluti al riguardo è molto complesso, leggere nella loro mente è piuttosto complesso! Cerchiamo quindi di semplificare dividendo il tema per ambiti
Cosa pensano i cani: memoria e breve e a lungo temine
Per capire come elaborano i pensieri è bene sapere che utilizzano due tipi di memoria: quella a breve e quella a lungo termine.
La prima permette al cane di ricordare le azioni appena compiute.
Il nostro cane la utilizza per compiere delle azioni in successione come, ad esempio, prendere la palla e metterla nella cuccia, oppure andare a prendere un bastone lanciato e riportarlo al proprietario. Questo tipo di memoria è definita “breve” perché una volta terminata l’azione compiuta il cane fissa nella sua mente dopo pochissimi istanti il collegamento con la conseguenza provocata da tale azione.
È la ragione per cui se si vuole “riprendere” il cane per un’azione da non ripetere, bisogna farlo nel giro di massimo 2 secondi dalla sua azione, altrimenti non avrà alcun valore e confonderà l’animale.
Per la memoria a lungo termine, invece, bisogna sapere che questa viene immagazzinata nell’ippocampo, quella parte del cervello dove vengono conservate tutte le esperienze fatte.
Una sorta di cassetto della nostra memoria che è sempre lì a ricordarci cosa è successo in passato.
Questa tipologia di memoria raggruppa tutte le esperienze fatte: i volti, gli odori, oggetti e rumori conosciuti. Tutte le informazioni acquisite nei primi 3-4 mesi di vita del cucciolo.
In particolare, questo tipo di memoria si sviluppa nei primi sei mesi di vita del cane, periodo nel quale avviene la sua prima conoscenza del mondo esterno.
Queste informazioni permarranno nella mente del cane, permettendogli di non ripetere errori potenzialmente fatali e di riconoscere un pericolo.

Anche il cane, proprio come noi umani, non smette di imparare e di memorizzare, ma con il passare dell’età saranno necessarie più ripetizioni dell’esperienza, affinché questa venga fissata.
Questa memoria è anche detta “memoria associativa”: i cani associano determinati avvenimenti a determinate emozioni, trasformandole in ricordi.
Il cane associa alcuni ricordi a determinate sensazioni che riutilizzerà all’occorrenza. Seguendo abitudini, routine e ripetizioni, assocerà ogni azione ad una emozione e ricorderà perfettamente quest’associazione.
Per fare un esempio, un cane che non ha mai avuto esperienza del fuoco, vi si avvicina per curiosità, scottandosi. In futuro, in base all’associazione del trauma, non ripeterà quest’azione. Questo avviene perché ricorderà l’emozione provata, in questo caso la paura e il dolore.
Parlando del legame tra cane e proprietario, il cane ricorderà tutte le azioni che ci vede compiere, associandole a eventi precisi, nella sua routine: ad esempio quando prendiamo il guinzaglio, Fido ricorda che è il momento della passeggiata.
Ma quindi cosa pensano i cani dei padroni?
Tornando alla nostra domanda iniziale e quindi capire cosa pensano i cani del proprio padrone è stato necessario osservare la parte del loro cervello che è associata alle aspettative positive e alle ricompense.
Da questo studio è emerso che il cane sente la mancanza del proprietario in modo più netto di quanto non senta la mancanza di chiunque altro.
Il nostro Fido, come detto prima, è in grado di provare emozioni primarie come fedeltà, affetto, rabbia, amore, tristezza, sollievo e frustrazione.
Grazie alla memoria associativa, ricorderà tutte le emozioni positive legate a noi e ai nostri
comportamenti. Più emozioni positive avrà associato a noi e alla nostra presenza, più il cane proverà rispetto e “amore” nei nostri confronti. Ma non dimentichiamoci che il cane è un animale sociale che vive in branco.

Non è però solo la memoria associativa che lo lega a noi, ma anche l’appartenenza al branco.
Se vogliamo parlare di amore tra cane e proprietario, bisogna sapere che il concetto di “amore” nel cane è qualcosa di duraturo e solido. Non è qualcosa che si instaura solo perché l’abbiamo portato a casa con noi.
È un progetto di vita, proprio come per noi sono tutte le relazioni sociali.
Il cane vive di regole, coerenza e costanza.
Sa che ogni individuo nel branco è parte di un gruppo che segue delle regole sociali ben precise.
Noi siamo parte del suo branco e condividiamo con lui le stesse regole e gli stessi principi.
In definitiva, cosa pensano i cani di padroni? Lo ritengono parte del branco. Lo “amano” per la sua costanza e la sua presenza. Per la sua premura.
Lo stimano perché rispetta le regole e perché è un punto fermo nelle dinamiche dell’ambiente in cui vivono.